La scultura del vuoto di Nicola Rivelli

Carla Travierso

L’uomo non è fitto” [E. Bloch]

Il lavoro espressivo di Nicola Rivelli muove dall’idea di rappresentare la parte non rappresentabile dell’uomo, la sua opera è pura drammaturgia, un percorso esperienziale teso a dare presenza all’assenza, inseguendo le tracce di mali “invisibili”, ma che lasciano un segno indelebile nell’animo umano. I “Cosmic Bullets” sono questo: un dolore ci trapassa, ci ferisce e dopo non resta nient’altro che un’immagine, derivante dal vuoto, la verità dell’anima, l’essenza dell’inconscio, i sentimenti, ovvero il vuoto sottratto al pieno. L’artista attribuisce allo spirito l’immagine di “vuoto”, quasi a definirne la natura inconoscibile ed intangibile, che da sempre gli appartiene ma che, nello stesso tempo, è esistenziale, perché dipende totalmente da ciò che manca.

È un percorso illuminante e profondo, del resto cosa sarebbe la vita senza il dolore?

Stordito dalle ferite provocate dai mali, l’uomo comincia a interrogarsi. Comprende che la vita non è senza affanni, il giorno non è senza la notte, il pieno non è senza il vuoto, capisce che il dolore e l’angoscia appartengono a uno stato di vita e sono quindi inconciliabili con lo stato di morte.

L’opera che ne risulta è data dal conflitto tra materia e spirito, non c’è l’uno senza l’altro, indivisibili, necessari, inevitabili, eppure così profondamente diversi, opposti, l’uno l’estremo dell’altro. Il contrapporsi, dunque, tra pieno e vuoto rende unico l’incontro tra i due, incontro apparentemente impossibile eppure così armonico e assolutamente reale. Da questa congiunzione potrà finalmente emergere una diversa percezione del nostro animo. E il dolore, che crea un vuoto, completa l’esperienza dell’essere vivi. Un vuoto, dunque, che racchiude il tutto, che trattiene in sé il possibile, il potenziale realizzabile. Il vuoto è coincidente con il tutto è la libertà del tutto, è lo spazio della possibilità. Un vuoto reale, in quanto assenza scatenante, che libera la verità. La scultura viene annullata, la bellezza alterata, liberata dal peso di se stessa, mentre, nello stesso tempo, ci libera dal peso di noi stessi.

Il vuoto dell’anima non è pura desolazione, è un vuoto che accoglie nuove sensazioni e nuove idee, nuova esistenza, nuovi rapporti umani. Ciò che non c’è è straordinariamente (crudelmente) presente, pieno. È questa pienezza dell’assenza, questo vuoto pieno di vuoto, che è pieno. Il vuoto ci viene addosso, paradossalmente, togliendo ci offre. Il vuoto è l’attrattore, la forza, la pienezza insensata del nulla. Si configura, ineluttabilmente, uno spazio della sottrazione, che nello stesso tempo occupa un pieno. Ed è prima che il vuoto ci schiacci e ci risucchi dentro, che nell’uomo scatta l’azione, la resistenza a vivere, sebbene i mali continuino ad agire quali elementi mortiferi. Ed è in questo scontro tra l’azione e il vuoto che succede qualcosa: una rinascita dell’animo. Si annuncia una nuova consapevolezza, sgorga nuova energia vitale.

Il risultato è stupefacente, l’artista riesce a trasmettere emozioni invisibili, trasformandole in percezioni scultoree, che si offrono alla sensibilità dell’osservatore. L’opera genera in noi sentimenti e la verità diviene la vera bellezza; riconosciamo questi vuoti come spazi nei quali penetrare, dimensioni in cui immergerci, perché è lì che c’è la vita ed è lì che si colloca l’uomo.

“Cosmic Bullets” sono a/figurazioni del reale, forme del vuoto, cioè antifigure, antiforme; immagini contraddette, negazioni, nella perfezione di continuità data dalla stessa forza della loro negazione, immagini che si danno e si negano, nello stesso istante, dove la loro forza è quella di essere contemporaneamente immagine e antimmagine. Lo spazio è questo limite, è una unità compressa, è la realtà. In questo senso l’opera di Rivelli è grandiosa, rappresenta la verità e non la denuncia della mancata verità, è un passaggio dal conscio all’inconscio, dal soggetto alla sua perdita. Ma, nonostante questo, non conduce ad una astrazione, ad una perdita di realtà, ma ci guida verso la sua riaffermazione, dopo la catarsi, generatasi nell’esperienza del dolore. L’artista in concreto ci esorta a smetterla di occultare i sentimenti. Ci spinge a spogliarci degli abiti consunti di banalità edonistica, di abbandonare l’ordinaria negazione della sofferenza. A che serve non mettere a nudo l’animo lacerato dalle esperienze, continuando a riempire le menti e i corpi di una falsa quiete sensoriale, che ci rende quasi atarassici?

È dunque una liberazione dell’animo, che ritorna a comunicare con il mondo, che è pronta nuovamente ad accogliere altro pathos. Ecco il senso del vuoto: prima di ottenere la rivelazione della nostra natura profonda, dobbiamo compiere tormentati percorsi, attraverso esperienze dell’animo, che danno nuova forma all’espressione di ciò che siamo. È proprio ciò che resta, dopo aver subito un’esperienza, che rappresenta le verità di quello che siamo.

Se Fontana, con i suoi fendenti, ha creato l’idea di concetto spaziale, dando un taglio netto al passato, Rivelli con i suoi “Cosmic Bullets”, con la stessa metodicità, crea un’opera nella quale i segni visivi sono proprio i vuoti, la scultura comincia lì dove la sua mano nega, sottrae, dove il vuoto spacca la forma, diventando sostanza distorsiva, che fluisce, che si de-forma, illimitatamente. Rivelli giunge così ad una completa autonomia artistica, avvicinandosi ad un’espressione in un certo senso astratta, ma peculiarmente imperniata, attraverso una connessione inestricabile, sulla cultura orientale, dove gli opposti, come il pieno e il vuoto, hanno lo stesso valore. Un territorio concettuale dove quell’assenza, prodotta da una lacerazione inevitabile, quell’incolmabile spazio interiore, insomma, l’esperienza del vuoto, diviene esercizio spirituale e lascia il campo a un fenomeno del tutto simile all’incontro con il divino. Si tratta di creare una cavità, un foro, un “cunicolo”, uno spazio vuoto dentro il sé, per lasciare che ci invada l’esperienza trascendente. Il contenuto esiste perché ci sia un contenitore, il contenitore esiste per accogliere un contenuto.

Nell’opera di Rivelli questi due opposti sono sempre presenti, come in natura sempre coesistono il bene ed il male, il giorno e la notte, il rumore ed il silenzio, la morte e la vita. L’intenzione dello scultore è quella di dedicarsi all’anima dell’uomo, per lui intangibile, impossibile da rappresentare attraverso l’uso della materia, ma che si può evocare attraverso l’elemento del “vuoto”. Educare al vuoto diventa una priorità fondamentale, il compito primo cui deve adempiere l’artista. Ma l’anima è anche pienezza. Nasce e cresce nel vuoto e riempie immediatamente questa “forma” di una peculiare presenza di spirito e di vita; è una nuova sostanza, che sostituisce la vacuità di una supposta pienezza, ingenuamente definita dalla negazione del dolore, nella vita dell’uomo. È l’emergenza di un nuovo carattere, che (in)sorge dopo aver dolorosamente esperito gli affanni della vita. Si compie “amor vacui” e non c’è più paura del nulla, perché si è raggiunta la consapevolezza che la parte intangibile dell’uomo è eterna.

The sculpture of a vacuum by Nicola Rivelli

Carla Traverso

Man in not thick” [E. Bloch]

Meaningful work of Nicola Rivelli moves from the idea of representing the portion not represented in man, his work is pure drama, an experiential path tended to give presence to the absence, chasing the “invisible” traces of evil, but that leaves an indelible mark in the human soul. The “Cosmic Bullets” is this: a pain pierces us, hurts us and after nothing more than an image is left, caused by the vacuum, the truth of the soul, the essence of the unconscious, the feelings that a void subtracted from the fullness.

The artist attributes to the spirit the image of “emptiness”, as if to define the unknowable nature and the intangible, that has always belong to him but, at the same time, it is existential, because it totally depends on what is missing.

It is an enlightening and profound path, and for that matter, what would life be without pain?

Stunned by the wounds caused by evil, man begins to question himself. He understands that life is not without difficulty, the day is not without night, fullness is not without emptiness, he understands that pain and anguish belong to a state of life and are therefore incompatible with the state of death.

The resulting work is given by the conflict between matter and spirit, there is not one without the other, indivisible, necessary, inevitable, and yet so very different, opposites, one the extreme of the other. The juxtaposition, therefore, between fullness and emptiness gives uniqueness to the connection between the two, connection seemingly impossible and yet so harmonious and very realistic. From this conjunction finally it will emerge a different perception of our soul. And the pain, which creates a vacuum, completes the experience of being alive. An emptiness, therefore, that encloses everything, that holds in itself what is possible, the feasible potential. The void is coincident with everything, is the freedom of all, and is the space of what is possible. A realistic void, as a triggering absence, releases the truth. The sculpture is canceled, the beauty altered, freed from the weight of itself, and at the same time, it frees us from the burden of ourselves.

The emptiness of the soul is not pure desolation, it is a void that welcomes new experiences and new ideas, new life, new human relationships. What is missing, is extraordinarily (cruelly) present, full. It is this fullness of absence, this void full of emptiness, which is full. The vacuum is the attraction, paradoxically, removing it offers itself to us. The void is the attractor, the strength, the senseless fullness of nothing. It configures, inevitably, a space of subtraction, and at the same time occupies a fullness. And it is before the vacuum crushes us and sucks us in, that man takes the action, the strength to live, although evil continues to act as deadly element. It is in this clash between action and emptiness that something happens: the revival of a soul. Announcing a new awareness, new life energy flows.

The result is stunning, the artist manages to convey emotions that are invisible, transforming them into sculptural perceptions, which are offered to the viewer’s sensitivity. The work generates in us feelings and the truth becomes the true beauty; we recognize in these voids spaces in which to penetrate, dimensions in which to dive, because it is there where life is and man can fit into it.

“Cosmic Bullets” are a representation of reality, forms of vacuum, in other words formless, shapeless; contradicted images, negatives, in the perfection of continuity given by the same strength of its denial, images that give themselves and deny themselves and at the same time, where their strength is to be simultaneously an image and an antimage. Space is this limit, it is a compressed unity, it is reality. In this sense the work of Rivelli is really great, it is the truth and not a complaint of the lack of truth, it is a shift from conscious to unconscious, from the individual to his loss. But, despite this, it does not lead to an abstraction, to a loss of reality, but it guides us toward its reaffirmation, after the catharsis, generated with the experience of pain. The artist concretely urges us to stop hiding feelings. Pushing us to strip us of clothes worn of hedonistic banalities, to abandon the routine denial of suffering. Why strip the soul torn from the experiences, continuing to fill the minds and the bodies of a false sensorial quiet, which makes us almost restless?

And ‘therefore a liberation of the soul, which returns to communicate with the world, that is once again ready to welcome more pathos. Here the sense of emptiness before getting the revelation of our deeper nature, we must set forth through troubled paths, through experiences of our soul, giving new form to the expression of who we are. And what remains, after undergoing an experience, that is the truth of who we are.

If Fontana, with its blows, he created the idea of spatial concept, giving a clean break with the past, Rivelli with his “Cosmic Bullets”, with the same methodical, creates a work in which the visual signs are just the emptiness, the sculpture begins there where his hand denies, subtracts, where the vacuum breaks the shape, becoming distorting substance, flowing, deforming, without limits.

Rivelli thus comes to a complete artistic autonomy, approaching an expression in some abstract sense, but peculiarly centered, through an inextricable connection, on the Eastern culture, where opposites, such as full and empty, have the same value. A conceptual territory where that absence, produced by an inevitable tear, that unbridgeable inner space, in short, the experience of emptiness, becomes a spiritual exercise, and left the field to a phenomenon very similar to the encounter with the divine. It is about creating a cavity, a hole, a “passage”, an empty space within itself, to let us invade the transcendent experience. The content exists because there is a container, the container exists for receiving a content.

Rivelli in the work of these two opposites are always present, as in nature they always coexist in good and bad, in day and night, in noise and silence, in death and life. The intention of the sculptor is to devote himself to the soul of man, for him untouchable, impossible to be represented through the use of matter, but that it can evoke through the element of “emptiness”. Educating the void becomes a key priority, the first task to be fulfilled by the artist. But the soul is also fullness. It is born and raised in a vacuum and immediately it fills this “form” of a peculiar presence of mind and life; It is a new substance, which replaces the emptiness of a supposed fullness, naively defined by the denial of pain in human life. And ‘the emergence of a new character, which rises after painfully experiencing the troubles of life. It is fulfilled “amor vacui” and no longer there is fear of anything, because you have reached the awareness that the intangible part of man is eternal.

Cosmic bullets

La luce e la sua città

Luca Misiano

La grande veduta costiera della città di Napoli, dallo scoglio della Gaiola a Palazzo Reale, dipinta ad olio su tela “en plein air” dal maestro Nicola Rivelli rappresenta il più interessante documento artistico e pittorico-topografico della nostra storia recente.

Per la prima volta in “Arte” la costa napoletana viene fissata nel colore di  65 tele dipinte dal “vero” e rispettando precisi orari per uscite in barca al largo nel golfo di Napoli, al fine di riscoprire  ogni sua peculiare suggestione visiva.

I dipinti cristallizzano nel pigmento cromatico il legame tra cielo, terra e mare, nel loro rinnovarsi e ripetersi quotidiano; autentica unione mistica e misteriosa atta ad ospitare e custodire tra le pieghe di onde marine e palazzi, il loro elemento rivelatore per eccellenza: la luce!

La mai dimenticata stagione dei pittori vedutisti della “scuola di Posillipo” con l’apporto di elementi di ispirazione metafisica per la creazione in oggetto; inaugurata alle ore 7 del mattino del giorno 13 luglio 2013 e conclusasi sul finire del 2016.

L’appuntamento e il continuo andirivieni dalla Cina di Rivelli con ricordi e memorie profonde e lontane nel tempo, lo spingono per 4 anni a rappresentare la propria città di origine nel dialogo e relazione con la sua infinita ed immensa luce; quasi fosse per l’artista una presenza fisica e tangibile; quella di una passione antica da non volere abbandonare e dimenticare mai, da ritrovare sempre nei luoghi più intimi della nostra esistenza.

La stesura cromatica scorre fluida e sicura attraverso i 65 dipinti dell’intero racconto pittorico.

Il colore trattiene e rilascia la luce, modulandola secondo le frequenze di vissute ed esperite osservazioni del territorio, incastonate secondo codificate forme e volumi configurati mentalmente e modellati nel fondo dell’occhio dello spettatore.

Nicola Rivelli ricerca e segue costantemente il bagliore del mattino fina dalle prime luci dell’alba tra riflessi e riverberi gelosamente custoditi nell’animo di tutti i napoletani all’interno del loro scrigno oculare ed impressi per sempre nel fondo dell’iride.

La sequenza delle opere ritrae il paesaggio costiero apparentemente alterato alla vista nella sua realtà di immagini percepite e “fatte proprie” da abitudini visive.

La “luce” illumina la sua città, scorrendo su muri di vicoli e monumenti antichi; esaltandoli e valorizzandoli nella duplice importanza storica ed estetica.

Tornare a Napoli dopo lunghi periodi trascorsi in Cina, equivale per l’artista a ricongiungersi sentimentalmente ad una donna amata; al suo amore sincero e mai tradito che lo accompagnerà per tutta la vita.

Napoli è la luce della sua infinita bellezza!

Nulla sarebbe potuta divenire al di fuori di essa!

Meravigliosa cornice unica al mondo in qualità di faro illuminante di Capitale in Europa. Cosa abbiamo voluto cercare in lei? il riflesso abbagliante e dorato di una gloria passata ricordi persi nel tempo, sensazioni personali e che diventano per magia comuni a tutti: amori nuovi, antiche passioni, una rinascita mai assopita.

La luce e la sua città

Luca Misiano

La grande veduta costiera della città di Napoli, dallo scoglio della Gaiola a Palazzo Reale, dipinta ad olio su tela “en plein air” dal maestro Nicola Rivelli rappresenta il più interessante documento artistico e pittorico-topografico della nostra storia recente.

Per la prima volta in “Arte” la costa napoletana viene fissata nel colore di  65 tele dipinte dal “vero” e rispettando precisi orari per uscite in barca al largo nel golfo di Napoli, al fine di riscoprire  ogni sua peculiare suggestione visiva.

I dipinti cristallizzano nel pigmento cromatico il legame tra cielo, terra e mare, nel loro rinnovarsi e ripetersi quotidiano; autentica unione mistica e misteriosa atta ad ospitare e custodire tra le pieghe di onde marine e palazzi, il loro elemento rivelatore per eccellenza: la luce!

La mai dimenticata stagione dei pittori vedutisti della “scuola di Posillipo” con l’apporto di elementi di ispirazione metafisica per la creazione in oggetto; inaugurata alle ore 7 del mattino del giorno 13 luglio 2013 e conclusasi sul finire del 2016.

L’appuntamento e il continuo andirivieni dalla Cina di Rivelli con ricordi e memorie profonde e lontane nel tempo, lo spingono per 4 anni a rappresentare la propria città di origine nel dialogo e relazione con la sua infinita ed immensa luce; quasi fosse per l’artista una presenza fisica e tangibile; quella di una passione antica da non volere abbandonare e dimenticare mai, da ritrovare sempre nei luoghi più intimi della nostra esistenza.

La stesura cromatica scorre fluida e sicura attraverso i 65 dipinti dell’intero racconto pittorico.

Il colore trattiene e rilascia la luce, modulandola secondo le frequenze di vissute ed esperite osservazioni del territorio, incastonate secondo codificate forme e volumi configurati mentalmente e modellati nel fondo dell’occhio dello spettatore.

Nicola Rivelli ricerca e segue costantemente il bagliore del mattino fina dalle prime luci dell’alba tra riflessi e riverberi gelosamente custoditi nell’animo di tutti i napoletani all’interno del loro scrigno oculare ed impressi per sempre nel fondo dell’iride.

La sequenza delle opere ritrae il paesaggio costiero apparentemente alterato alla vista nella sua realtà di immagini percepite e “fatte proprie” da abitudini visive.

La “luce” illumina la sua città, scorrendo su muri di vicoli e monumenti antichi; esaltandoli e valorizzandoli nella duplice importanza storica ed estetica.

Tornare a Napoli dopo lunghi periodi trascorsi in Cina, equivale per l’artista a ricongiungersi sentimentalmente ad una donna amata; al suo amore sincero e mai tradito che lo accompagnerà per tutta la vita.

Napoli è la luce della sua infinita bellezza!

Nulla sarebbe potuta divenire al di fuori di essa!

Meravigliosa cornice unica al mondo in qualità di faro illuminante di Capitale in Europa. Cosa abbiamo voluto cercare in lei? il riflesso abbagliante e dorato di una gloria passata ricordi persi nel tempo, sensazioni personali e che diventano per magia comuni a tutti: amori nuovi, antiche passioni, una rinascita mai assopita.

Pipppa d’artista

Opere che nella vaga forma di pipa con teste di figure allegoriche raccontano passione, dolori e tradimenti in una sintesi visiva tra avanguardie pop cinesi e tradizione napoletana.

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