Tracciare una mappa della fisionomia del vuoto è come addentrarsi nell’Africa nera di Conrad, esplorare, alla maniera dei primi avventurieri, terre fino ad allora sconosciute o puntare telescopi in abissi siderali e taciturni. E non perché il vuoto nessuno l’abbia immaginato o sondato prima, ma perché ogni volta se ne cava fuori qualcosa di diverso. Ogni volta se ne disegnano profili inediti e originalissimi, dove qualsivoglia banalità cade miseramente o, forse, nemmeno attecchisce.
Indagare il vuoto è ciò che fa Nicola Rivelli con Cosmic Bullets, esposizione che sarà presentata Mercoledì 15 Giugno 2016, alle ore 18.30, negli spazi della Paolo Bowinkel Galleria d’Arte.
Rivelli scandaglia quel contenitore cavo che è lo spirito umano, cogliendone nell’assenza le sfumature più dolorose. Le sue opere sono vasi pesanti, in senso materico, e vistosi, nella scelta opulenta dell’oro, che sembrano esser trivellati da proiettili feroci. È in quei fori, in quella possibilità di intravedere il contenuto mancante del vaso, che si palesa la leggerezza incantevole della poetica dell’artista. Un vaso che non può contenere perde la sua funzionalità per accedere alla sfera dei significati metaforici. Il tutto inserito in una lettura emozionale che è assonanza tra l’oggetto e l’uomo, tra la fragilità della materia e la gracilità della vita, così piegata al dolore, che della vita, poi, è essenza stessa.
Stordito dalle ferite provocate dai mali, l’uomo comincia a interrogarsi. Comprende che la vita non è senza affanni, il giorno non è senza la notte, il pieno non è senza il vuoto, capisce che il dolore e l’angoscia appartengono a uno stato di vita e sono quindi inconciliabili con uno stato di morte”, spiega Carla Travierso, curatrice della mostra.
È come se Rivelli si facesse improvvisamente codificatore di un messaggio antichissimo: le sue opere sono la rivelazione riassuntiva di quell’essere, noi uomini, carne e sangue sempre e comunque. Con pochi riferimenti scultorei, con un’essenzialità formale che a tratti sfugge e a tratti combacia con l’oggetto di uso comune, l’artista delinea una teoria ontologica chiarissima. Sembra raccontarci che l’intelletto, che la nostra aspirazione ad essere mente pensante e basta, può ben poco davanti alle leggi del corpo. C’è un’animalità nell’uomo che, seppur continuamente ricacciata, esiste, meravigliosamente e spaventosamente. E per quanto possiamo crederci esseri evoluti, dobbiamo arrenderci a quel nostro Dna di natura, al nostro scheletro, ai nostri muscoli, ai nostri cuori pulsanti, così affannati nelle proprie sembianze terrene. Questo è il senso ultimo dell’essere vuoti. Il vuoto è, in fondo, tutto ciò che ci rimane. Il vuoto è il sublime kantiano, sono i cieli stellati di Van Gogh, sono i marmi di Michelangelo e i versi di Montale. Senza la sofferenza, senza l’agonia vitale, saremmo pieni di nulla e non, come auspica Nicola Rivelli con i suoi Cosmic Bullets, pieni di tutto.
Dal 15 giugno al 15 luglio 2016
Galleria Paolo Bowinkel
Napoli, Via Calabritto 1
Bowinkel.it
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